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TANTO DI CAPPELLO

  • Immagine del redattore: Sandey
    Sandey
  • 5 mag 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

E anche se la quarta intervista è arrivata con qualche giorno di ritardo ecco a voi il “Ti dico di me” annunciato. Oggi vi parlo di 3 giovanissime ragazze del Malcantone, che grazie ad una promessa basata sul forte valore dell’amicizia che le lega, sono riuscite a creare un piccolo marchio Ticinese tutto d’un pezzo, e per essere chiari, il pezzo protagonista di cui parlo è un accessorio che tutti dovremmo avere: un cappello. Vinamì è il nome della loro azienda, e scoprirete che il nome è l’esatto esempio di come in amicizia, l’unione fa la forza.


Per dare ordine a questa intervista da qui in avanti saremo, E (Elisa), N (Nadine), M (Michelle), e V (Veronica).

E: Allora ragazze, diteci, chi siete?

N: Mi chiamo Nadine, vivo nel Malcantone, ho 26 anni e lavoro nel settore alberghiero. Prima di questo ho frequentato la scuola di sartoria a Biasca e uno dei settori che cattura maggiormente il mio interesse è appunto la moda e la sartoria.

M: Io invece sono Michelle, ho 23 anni, e nonostante sia del Malcantone al momento ho deciso di continuare il mio percorso di studi in Italia. Studio scienze dell’educazione all’università di Milano per poter intraprendere la carriera professionale di educatrice.

V: Io mi chiamo Veronica, come Nadine ho 26 anni e lavoro in uno studio dentistico del Luganese.


E: Da dove nasce l’idea di creare Vinamì e perché?

N: C’è stato un periodo che a causa dei nostri impegni privati, scolastici o lavorativi ci vedevamo sempre meno, e le poche volte che riuscivamo ad incontrarci ci sembrava che la monotonia di alcune attività che facevamo insieme stavano in un qualche modo influenzando il nostro rapporto d’amicizia. Il nostro interesse comune era, ed è tutt’ora, la danza, ma gli obblighi non ci permettevano di conseguire i nostri incontri in tal senso, quindi abbiamo sentito l’esigenza di reinventarci. Ma oltre a questo era già da diverso tempo che parlando e fantasticando pensavamo di creare qualcosa che fosse nostro e che rispecchiasse il nostro rapporto d’amicizia. Abbiamo pensato a lungo a cosa potesse distinguerci dalla massa. Il Ticino è piccolo e per quanto riguarda la creatività ci siamo sentite un po’ a disagio, come se questo posto non avesse abbastanza spazio anche per noi. Un giorno per puro caso, riferendomi alla mia precedente formazione di sarta, abbiamo riso sulla possibilità di creare dei cappelli, e alla fine si è rivelata una scoperta. Cercavamo qualcosa di innovativo, fresco, per le donne, che fosse un piacere e non un “peso” e ci piace l’idea che ogni pezzo è lo specchio di chi lo compra perché è quasi totalmente personalizzabile.

V: Anche il nome è arrivato in maniera spontanea, come ormai avrai capito si tratta dell’insieme della prima sillaba dei nostri nomi. Su questo fin dal principio non ci sono stati dubbi, ci suonava bene, non rivelava nulla del nostro progetto e rende secondo noi un po’ misterioso “il tutto”, perché chi non ci conosce e non sa come ci chiamiamo non penserebbe mai che Vinamì sia questo. Ma se guardi la nostra pagina Instagram e l’associ ai cappelli il nome suona bene.

Profilo instagram @vinami.hats

E: Come avete deciso di iniziare questa avventura?

M: Il primo passo è stato quello della ricerca. Per fortuna Nadi conosce già questo mondo e infatti inizialmente si è occupata anche di insegnarci a cucire. A lei abbiamo dato il compito primario di scegliere il materiale. Una volta capito ciò che ci serviva abbiamo creato un fondo iniziale, dove l’investimenti economico fosse uguale per tutte e 3.

N: Si inizialmente era importante capire che materiale utilizzare, e che tipo di lavorazione creare per i cappelli. I primi ovviamente abbiamo dovuto crearli su gusto personale, considerando anche il fatto che al pubblico in realtà potesse non piacere, prendendoci dunque il rischio di un “flop” iniziale. Per fortuna qualcuno che incontrava i nostri gusti c’è stato fin dal principio. Andando avanti invece ci siamo rese conto che questa storia dei “gusti” non è sempre così facile da soddisfare. A volte vendiamo pezzi che a noi non piacciono, o al contrario ci rimangono in stock pezzi che per noi sono fantastici.

E: Questo credo sia il contro di ogni attività che fa pezzi unici, ma soprattutto personalizzabili. Magari a volte siete obbligate a dar voce alle richieste dei vostri clienti andando contro il vostro processo creativo? Come affrontate questo tipo di episodi?

V: Ovviamente, avendo come missione principale quella di appagare le donne noi prendiamo in considerazione il gusto e la scelta personale di ognuno. In fin dei conti noi dobbiamo soddisfare le esigenze del cliente. È giusto secondo me che il pubblico capisca che esiste un’impronta del marchio, e una richiesta che viene soddisfatta. Se guardi la nostra galleria secondo me salta subito all’occhio quali sono i cappelli che creiamo secondo la nostra visione del brand, e quali invece sono personalizzati.

N: Questo ci ha portato a dover fare una ricerca di materiali ancora più vasta, per garantire più possibilità di scelta, perché ci siamo rese conto che le persone cercavano qualcosa di diverso da ciò che avevamo. Loro volevano un accessorio personalizzabile, e noi volevamo rendere omaggio a questo desiderio. Quindi credo che il processo creativo di chi crea deve trovare il giusto equilibrio con ciò che il pubblico chiede. Potevamo anche decidere di creare solo secondo nostro gusto personale, concedendo il nostro lavoro ad una clientela di nicchia, ma secondo me rendere partecipe il proprietario finale del cappello sulla scelta dei colori e del vario materiale di personalizzazione è stata l’arma vincente.

Atelier VINAMÌ

E: Vi aspettavate di iniziare davvero a vendere e ad ingranare? Quando avete capito che quello che avete creato funzionava?

N: Ad essere oneste credo che lo abbiamo capito fin da subito. Le richieste non sono mai mancata e inoltre Instagram è una buona vetrina. Avendo 3 profili differenti e conoscendo anche persone diverse è stato semplice all’inizio condividere questa nuova avventura. Non ci aspettavamo sicuramente la risposta che abbiamo avuto. Sapevamo che ci sarebbe stato il rischio di non trovare il nostro spazio. Invece ce l’abbiamo fatta!

Riuscite ad immaginare in futuro, un’imposizione di stile, grazie a Vinamì?

V: Assolutamente no. Non perché non vogliamo rendere riconoscibile il nostro accessorio, ma perché la missione iniziale di questa avventura era quella di creare il pretesto per incontrarci, e per mantenere vivo e accattivante il nostro rapporto. Imporre Vinamì significherebbe avere una grande fetta di clientela, e questo significherebbe far diventare la nostra avventura un lavoro, e non è assolutamente quello che vogliamo.

M: Io credo invece che come diceva Nadine prima, ciò che ha reso vincente Vinamì sia stata la possibilità del cliente di far parte del processo creativo. Quindi sono d’accordo con Vì quando dice che l’imposizione di stile non farebbe parte della missione della nostra azienda. I cappelli normali li trovi ovunque, il cappello fatto da Vinamì lo trovi solo nel tuo armadio.

N: Il mercato ha bisogno di differenziarsi, soprattutto in un Cantone piccolo come il nostro. Cosa rende più diverso un outfit rispetto ad un altro, se non un accessorio come il nostro?

E: come sono divisi i ruoli in questa piccola azienda? Il vostro legame di amicizia risente della “responsabilità” di avere un ruolo nell’azienda?

M: Ma in realtà tutte facciamo tutto. Abbiamo iniziato così un po’ per comodità e anche se magari potevamo avere qualche perplessità organizzativa alla fine abbiamo capito che è stata una decisione adatta per noi. Ci siamo sostenute fin dall’inizio e abbiamo cercato di tramandare le nostre conoscenze. All’inizio soprattutto Nadi che ha passato i primi incontri a insegnarci a cucire.

V: Per tenere fede al filo dell’amicizia e al passatempo non volevamo creare un’imposizione di ruoli. Ci tengo davvero a sottolineare che questa per noi non è un’attività lavorativa, ma un modo per stare insieme e rimanere unite. Quindi nessun ruolo, ognuna di noi fa quel che può quando ne ha le energie e il tempo.

N: Vero che ogni tanto ci tiriamo le orecchie tra di noi, e qualche sfuriata sul gruppo parte. Ma proprio perché partiamo da basi solide come amiche questo non ci ha mai permesso di rovinare quello che ci lega. Ormai siamo donne e ci conosciamo da anni, abbiamo caratteri e gusti diversi, è impossibile non discutere ogni tanto, proprio come è impossibile essere sempre d’accordo su tutto.

M: Più che risentirne, abbiamo veramente nuovamente creato il clima e il legame che c’era prima. Quindi tutte le dinamiche, discussioni comprese, hanno sempre avuto una pendenza positiva.

Profilo Instagram @vinami.hats

E: ci sono novità da dichiarare ai lettori?

N: Ad un certo punto abbiamo iniziato a chiederci se il “cappello” fosse abbastanza attrattivo. Non volevamo che il prodotto stufasse o che comunque, passata la novità del momento le richieste sarebbero andate a scemare. Però ci siamo rese conto che solo l’idea di un altro accessorio ci stava togliendo tempo ed energie che poi rubavamo alla qualità del nostro accessorio principale.

V: Abbiamo voglia di spaziare, ma anche di mantenere lo stampo ufficiale.

M: Il mondo della moda è già competitivo e pieno di trend nuovi ogni mese. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere l’idea dei cappelli e poco dopo vedere nei profili delle influencer soprattutto italiane che li utilizzavano. Quindi prendendo le loro foto come ispirazione siamo anche riuscite ad influenzare il pubblico su ciò che “andava” in quel momento, fornendo comunque un servizio di tendenza. Piuttosto cerchiamo di spaziare sull’accessorio che abbiamo già, offrendo colori, forme e charms diversi con cui personalizzarlo.

E: Come vi immaginate il futuro di Vinamì?

M: nessuna aspettativa, sappiamo solo che ci terrà unite per sempre.

Ed è con questa semplice affermazione che mi sento di terminare qui il nostro incontro e dirvi di tutto cuore: Chapeau!!


 
 
 

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